Qualche giorno fa un mio “discepolo”, L., mi riferisce un episodio spiacevole accadutogli nella sua città di provenienza, T.
Aveva incontrato per caso un suo collega. Professionista di chiara fama in città. Titolare di attività professionale odontoiatrica di successo. Certamente da un punto di vista del fatturato annuale.
Chiacchierando del più e del meno, L., gli racconta con orgoglio, di essere venuto a trovarmi nel mio studio a Milano. Cita il mio nome.
Con suo grande stupore si sente commentare: “…ahhh, vai dal Mazza, …il MATTO!”
L. mi confessa di esserci rimasto molto male. Soprattutto per me. Ma anche per se stesso. L., mi ha visto lavorare. Mi considera a torto o a ragione, un punto di riferimento professionale.
Ma veniamo al punto: qualcuno mi definisce MATTO!
Devo preoccuparmi? Avere paura?
No. Non è la prima volta.
Cito un mio paziente illustre, Silvio Berlusconi: “L’importante non è se parlano bene o male di te. L’importante è che ne parlino!”
Ma questa spiegazione non mi soddisfa.
Vorrei capire perchè questo collega mi definisce così.
Io non lo conosco personalmente.
Evidentemente ha sentito parlare o ha letto qualcosa su di me.
Si è fatto un idea. Un pregiudizio.
Non ha dubbi in merito.
Lui, è un professionista “ARRIVATO”. Un cittadino modello. Socialmente ben inserito.
Legge i giornali. Guarda la televisione. Segue internet. E’ un individuo “SOCIAL“:
Ha una laurea. E’ inserito in una comunità scientifica.
Possiede degli immobili, uno studio professionale, un conto in BANCA. Una famiglia. Una religione. Una convinzione politica.
Ha delle certezze.
Parliamo di me.
Sono partito da zero. Mio padre era un maestro elementare non di ruolo. Un “precario” dei nostri tempi. Mia madre faceva un pò di tutto per contribuire a mantenere 3 figli: la donna di servizio, la venditrice porta a porta, la perpetua del parroco, la badante etc.
Ho studiato MEDICINA per passione. A cinque anni sapevo già cosa avrei fatto da grande. Sono stato in collegio (padri Benedettini tedeschi) fino a 19 anni. Il resto del mio CV lo potete leggere su internet. Ma non ha importanza.
Ho studiato diligentemente per tanti anni. Ho imparato tante cose. Ho lavorato su tantissimi pazienti. Ho creduto a tutto quello che mi veniva insegnato. Il sistema ha fatto di me una macchina produttiva perfetta. Ho fatto una brillante carriera libero-professionale.
LIBERO: un aggettivo pericoloso.
Un bel giorno a 40 anni, dopo un grave incidente di moto, apro gli occhi. Vedo la realtà in modo diverso. Soprattutto quella professionale. Lavoravo quasi 90 ore a settimana! A casa potevo solo dormire. Non certo pensare.
Siamo nel 2000. Comincio ad avere il fiato corto. Sono atterrito da pressanti richieste professionali. I figli aumentano. Adesso sono 6. Si materializzano pazienti sempre più importanti ed esigenti da curare.
Da quando mi sono laureato, nel 1985, sono “bombardato” da una quantità enorme di news scientifiche attraverso i media tradizionali: università, associazioni professionali, multinazionali del dentale. Internet non esisteva ancora. Nemmeno gli smart-phone.
Seguo diligentemente “la corrente”. Vado a corsi e congressi. Colleziono attestati da esporre in studio. Leggo libri. Compero attrezzature “innovative”. Applico tecniche “innovative”. Consigliate da Opinion-Leader di fama internazionale. Opinion-Leader. Capirò solo poi cosa significa veramente: una sorta di prostituzione intellettuale.
L’attività di “acquisire nuova conoscenza” diventa più onerosa del comprendere l’informazione stessa. Ho la nevrosi da corso di aggiornamento. Spesso obbligatorio.
Il ritmo “FORMATIVO” è vertiginoso. Impossibile valutarne la qualità.
Ho l’ansia di non essere aggiornato.
Sono diventato un consumatore di formazione!
Con internet tutto subisce un’enorme accelerazione: l’informazione-formazione arriva in tempo reale. Ma non solo quella professionale. Con internet la quantità di NEWS di ogni tipo cresce a dismisura. Il ritmo è frenetico.
26 giugno del 2000: ho 40 anni e FINALMENTE la portiera di una Volkswagen Golf arresta la mia folle corsa. Incidente in moto sull’autostrada Milano-Bologna. Trauma cranico con emorragia cerebrale. Sono in coma.
Riemergo dopo 3 giorni. Sono bloccato in un letto di un Ospedale pubblico. Ho appena fatto debiti per 850 Milioni di vecchie Lire per lo studio nuovo. Vorrei correre al lavoro. Sono immobilizzato a letto. Ho anche un trauma toracico. Un polmone è collassato. Cinque costole fratturate. Ogni atto respiratorio è puro dolore.
38 gradi nella cameretta da 6 letti. Il mio vicino cessa di rantolare e muore la notte stessa.
La madre dei miei figli ha già provveduto a firmare in mia vece il consenso alla donazione dei miei organi. Suo padre, la buonanima, faceva il trapiantatore di organi. Lei è cresciuta a pane e Trapianti di Rene. Quindi era logico. Giusto. Sacrosanto.
Le mie assistenti di studio vengono a trovarmi. Che carine. Una mi sorregge la schiena. L’altra mi porge un supporto per scrivere. La terza mi sottopone gli assegni degli stipendi da firmare. Chiara, Elisabetta e Alessandra: tre angeli. In seguito dimostreranno ancor meglio il loro attaccamento!
Io non mi rendevo conto. Ero sempre impegnato a fare girare la ruota. Come il criceto nella sua gabbia.
Il mio lavoro, la mia gabbia.
Scopro che i promoters che vengono in studio, i mei fornitori in generale, NON sono amici. La frase “HOMO homini LUPUS est” è dannatamente vera. I colleghi non sono da meno.
Io sono “una gallina dalle uova d’oro”. Nient’altro.
FINALMENTE sono costretto a fare ciò che il “sistema” non consente: FERMARSI.
Fermarsi significa PENSARE.
Improvvisamente mi rendo conto che le informazioni-formazioni che mi vengono rifilate sono contraddittorie. In molti casi false. Spesso inutili. La nuova versione di uno strumento o di un corso sono in realtà funzione di un incremento della voce di bilancio “UTILI” dell’azienda promotrice.
Nella vita politica e sociale non si capisce più chi sono i BUONI e i CATTIVI.
Nel 2008 scopro che i soldi che ho sul conto in banca non rappresentano una certezza. Le BANCHE possono fallire e nessuno ti restituisce i soldi. E’ il crollo di un mito. Quello degli USA. I buoni per definizione. Gli angeli protettori della terra. L’URSS sono i cattivi. I comunisti.
Milton Friedmann, padre spirituale del capitalismo moderno, un brav’uomo. Non avevo ancora letto “NO LOGO” di Nahomi Klein.
Nella mia vita privata non è differente. Comincio a “verificare” gli amici. Alla fine della spunta resto SOLO.
Inizio la mia personale “rivoluzione culturale”.
Nella mia professione comincio a pensare con la mia testa. Esco dai protocolli. Ottengo risultati identici o migliori. Tutto è vero e il contrario di tutto. Sono confuso. Ho paura. Sono isolato. Ma vado avanti lo stesso. Sono dannatamente CURIOSO.
Mi rendo conto che le multinazionali fanno l’interesse degli azionisti e non dei consumatori. Il mercato detta legge. La parola CRESCITA è ovunque. Crescita di fatturato ovviamente, non culturale.
Diminuisco radicalmente la quantità di informazioni da processare. Non compro più i costosissimi libri di odontoiatria. Ridondanti di fotografie meravigliose e quindi incredibilmente facili da leggere. Rilegati in modo “lussurioso”. Con le pagine fatte di una carta satinata, che già al tatto preannuncia l’orgasmo della conoscenza. Non vado più a corsi e congressi. Niente più vacanze fuori stagione. Niente più cene di gala con i colleghi.
Sono meno distratto. Meno occupato nella ricerca di conoscenza. Le mie terapie migliorano.
Inizio a lavorare di routine con uno strumento ritenuto inutile e impossibile. Il MICROSCOPIO. I miei pazienti si moltiplicano. La comunità scientifica reagisce: mi considera una “testa calda”. Mi isola.
Nella mia vita privata mi avvio coscientemente verso il “down-shifting“. Ci sono costretto a causa di una sciagurata truffa in cui inciampo nel 2005. Ma quella che sembrava una sciagura (perdo tutti i miei soldi e lo studio!) in realtà si rivela essere una benedizione. Mi rendo conto di poter vivere anche senza un SUV. Indossando tutti i giorni le stesse scarpe.
Divento un essere più consapevole. Lentamente le paure e ansie scompaiono. E’ un percorso dolorosissimo. Lungo. Durerà un decennio. Nessuna della persone a stretto contatto con me capisce. Qualcuno mi definisce MATTO. Molti mi compatiscono.
Alla fine sono LIBERO!
E torniamo quindi al nostro uomo. Uno qualunque. Un uomo medio. Vive e pensa come la media di quelli intorno a lui. Che non vuole fermarsi a pensare. Preferisce correre dalla mattina alla sera. Insieme al branco.
Come un criceto nella sua ruota: corre, si stanca, mangia, dorme e ricomincia a correre. Finchè un giorno si ammala. Ma ha i soldi in banca. Se la banca non è ancora fallita. Ha anche la polizza vita. Gli immobili per un fido in banca. Può farsi curare. Un candidato ideale per il tritacarne della medicina ufficiale. Che è gestita da multinazionali e Banche. Che devono produrre…”UTILE“. E così anche da “cadavere improduttivo” diventa una nuova fonte di reddito per gli azionisti di IRCCS: Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico.
Ma lui, mister MEDIOCRITA’, mi giudica.
Io, non possiedo immobili. Vivo in affitto. Lo studio è in affitto. Non sono “allineato” con la comunità mercato-scientifico-medicale. Non credo in una religione. Diffido delle Banche. Non ho più l’automobile. Non credo nelle “CERTEZZE”. Non credo nei “DOGMI”.
Forse mi sbaglio, forse no. Non ha importanza. Quello che conta è esserne consapevoli.
Io sono consapevole. Forse matto? Certamente non un MEDIOCRE.
Se vi capita andate su www.zeroinon.it
Guardate qualche mio filmato.
Giudicate voi.
dr. massimo mazza
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