Le faccette dentali in ceramica sono sinonimo di “miglioramento estetico”. Il miglioramento estetico rappresenta l’argomento di maggiore interesse tra la popolazione. La medicina estetica e la cura degli inestetismi contribuiscono alla crescita economica. Fanno aumentare il Pil mondiale. I dentisti, che notoriamente fanno spendere tanti soldi, e quindi fanno crescere il Pil, con le faccette estetiche ci vanno a nozze!
La fobia sociale, l’ansia sociale come la chiamano gli strizzacervelli, provoca un irrazionale e persistente paura del giudizio di altre persone. Questo in occidente. In Giappone per esempio, sono più preoccupati di recare un’offesa al prossimo. In Cina sono preoccupati del disonore derivante dal lavorare troppo poco. Qui da noi se lavori al sabato…sei uno sfigato!
Negli Stati Uniti, la paura più diffusa ha come oggetto la valutazione negativa degli altri.
L’aspetto esteriore, la bellezza è una lettera aperta di raccomandazione che conquista subito i cuori (A. Schopenhauer).
Il sorriso è una delle determinanti il canone estetico attuale.
Vi siete mai chiesti perchè solo adesso?
Nei dipinti o sculture delle epoche precedenti, dai greci alla seconda guerra mondiale, nessuno sorrideva mostrando i denti. Il massimo che si poteva vedere era il sorrisetto enigmatico della Gioconda. A labbra serrate, che chissà com’erano i denti!
L’anestesia locale vera e propria nasce nel 1943: la Lidocaina. E poi ci sono voluti ancora una trentina d’anni prima che i dentisti imparassero ad usarla in dosi sufficienti da non traumatizzare i poveri pazienti.
Avere un bel sorriso è diventato un must. Del resto i denti sono una parte molto importante del viso. Insieme agli occhi, anzi prima degli occhi, rappresentano il sorriso. I denti, la loro forma, il loro colore, la loro posizione, caratterizzano la comunicazione verbale e non-verbale.
Quindi ricapitolando:
tutti hanno l’ansia degli altri,
l’estetica dentale fa aumentare il Pil e il conto in banca dei dentisti,
il sorriso è la determinante fondamentale della comunicazione,
finalmente c’è l’anestesia locale.
Vado dal mio dentista e mi faccio i denti bianchi con le faccette in ceramica.
Semplice. Un preventivo, due sedute, e anche io andrò a infoltire la schiera dei belli…quelli veri però, con i denti bianchi.
Per cui mi do da fare con internet e trovo frasi tipo:
“Regaliamoci un sorriso sano e bello con le tecniche dolci dell’estetica dentale”
“Un bel sorriso è alla base di un giudizio positivo da parte della società. Le faccette estetiche sono degli strumenti propri dell’Odontoiatria Estetica che possono aiutare a ritrovare la giusta forma dei denti compromessi da malattie o traumi.”
“Grazie alle moderne tecniche di estetica dentale lo Studio dentistico xxxx e yyyy restituisce bellezza e luminosità al sorriso, in poche sedute e senza interventi particolarmente invasivi. “
“E’ questo il campo dell’estetica dentale, che si può considerare la fase successiva alla cura di eventuali patologie odontoiatriche, e non si limita allo studio di tecniche per rendere i denti naturali più bianchi o i denti finti più realistici”
“L’estetica dentale si occupa anche di questioni legate alla funzionalità, quali ad esempio la forma dei denti, la fonazione, la masticazione e il rispetto dei tessuti. Proprio perché il segreto di un bel sorriso è il mix tra salute e funzionalità della bocca, colori e armonia dei vari elementi”
Forse l’italiano non era il loro forte, avranno frequentato un istituto tecnico e poi la facoltà di odontoiatria.
Forse a questo link trovate qualcosa di semplice ma essenziale.
La maggior parte degli annunci si limita ad una descrizione sommaria del come si fanno le faccette. Tutto molto semplice. Una mera questione tecnica che riguarda il dentista e l’odontotecnico.
Si omette totalmente che stiamo parlando di estetica e di bellezza. Due concetti che hanno affaccendato filosofi e intellettuali da circa 2500 anni! Ma il dentista in due sedute risolve il problema.
Il concetto di “bello” è stato spiegato in modi differenti nel corso della storia dell’umanità.
Per Aristotele e Platone bello era assieme al vero e al bene uno dei tre supremi valori.
Gli antichi potevano fare a meno della nozione di bello in senso stretto. Il bello visibile, veniva chiamato simmetria, e il bello udibile, armonia.
Pitagora introduce anche il concetto di proporzione. La cosiddetta proporzione aurea ( VI. secolo a.C.) , rappresentata dalla lettera greca Phi (Φ), ed approssimativamente uguale a 1,618, è stata considerata da molti “bella”. Viene anche chiamata la “divina proporzione” ed è spesso riscontrata in natura. Per esempio, nella conchiglia del Nautilus, il rapporto tra sezioni successive è circa 1,618.
Si ottiene anche dal rapporto tra due numeri successivi – 89/55 – della serie di Fibonacci, (un matematico del 1200). Ricorre in molti eventi naturali ed è stato anche preso a prestito dall’odontoiatria per stabilire la proporzione giusta tra i diversi denti del settore anteriore superiore (incisivo centrale-incisivo laterale-canino).
Il bello intelligibile presuppone che vi siano, in qualche modo, dei canoni oggettivi di bellezza. Il bello è misurabile e quindi riconoscibile da tutti in base a misure o a calcoli.
Questa concezione è rimasta a lungo dominante, in teoria se non in pratica, sino all’inizio dell’età moderna.
Ma già con il manierismo (XVI secolo), e poi con il Barocco, ci si accorge che la bellezza non coincide con l’ordine e con la regolarità, che c’è un qualcosa in più, che col linguaggio de Petrarca è chiamato “non so che“.
C’è un “quid”, un “non so che”, che contribuisce a stabilire che cos’è il bello, qualcosa appunto che non è né calcolabile né misurabile, qualcosa che vi si aggiunge, che il genio dell’artista introduce. Quindi tutti i canoni precedenti in qualche modo saltano, perché non c’è più un criterio condivisibile a cui appellarsi. Bisogna avere quello che si chiamerà appunto “gusto“.
Nel 1750 il filosofo tedesco Alexander Gottlieb Baumgarten pubblicò Aesthetica in latino. La parola “aesthetica” ha origine dalla parola greca αἴσθησις (aistesis) che significa “sensazione“, e dal verbo αἰσθάνομαι (aistanomai), che significa “percepire attraverso la mediazione del senso”. L’estetica è l’aspetto della conoscenza che riguarda l’uso dei sensi, intesa come studio delle percezioni sensibili, della conoscenza ottenibile attraverso i sensi, opposta e complementare a quella ottenibile attraverso la mente.
“La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla, e ogni mente percepisce una diversa bellezza.”
David Hume, Sulla regola del gusto, 1757.
Nel 1790 Immanuel Kant pubblica la Critica del Giudizio: una rivoluzione copernicana.
Il bello non è più una qualità oggettiva, misurabile, delle cose. Non esiste il bello di per sè. E’ l’uomo ad attribuire alle cose tale caratteristica.
Introduce il concetto di “sentimento del bello”: un giudizio estetico che nasce dall’integrazione delle percezioni sensoriali con il prodotto della mente (l’inconscio di Jung).
Un prodotto della mente. La mente è in grado di influenzare i nostri sensi.
Il sentimento del bello secondo Kant è:
puro: non dipende dall’oggetto in se;
disinteressato: non ha un fine;
universale: è vissuto spontaneamente da tutti come bello;
necessario: qualcosa su cui tutti devono essere d’accordo necessariamente ma non perché può essere spiegato intellettualmente .
L’oggetto della disputa si sposta su una caratteristica del bello. Ci si comincia a chiedere se, quando si indica come bello un oggetto, gli si riconosce una proprietà che effettivamente possiede o meno.
Da una concezione fondamentalmente oggettivistica si passa quindi a una concezione soggettivistica che porterà poi all’attuale abbandono della ricerca di una rigorosa definizione del termine estetico bello.
Oggi, in quest’epoca supertecnologica, spiegare cosa sia il bello è ancora più diffcile.
Allora appare opportuno puntare l’attenzione sul risultato, cioè sul prodotto artistico: esso scaturisce dall’attività di un creatore, l’artista, il quale lo sottopone poi al giudizio di fruitori che attribuiscono giudizi di valore a tale prodotto.
Il prodotto artistico nasce da un atto creativo, che implica sempre il concetto sovversivo di “creatività”.
La parola creatività include sempre il carattere di imprevedibilità, cioè un processo di pensiero che sfugge totalmente ai protocolli e influenza il concetto del “bello” moderno: bello è ciò che è spontaneo, originale e genera risposte individuali.
Quando al frutto di questo atto creativo vengono attribuiti anche giudizi di valore esso diventa arte.
Ma come si coniuga tutto questo con l’estetica di un sorriso o con le faccette dentali in ceramica ?
E’ sufficiente qualche foto, un’analisi dei modelli, un mock-up come lo chiamano i dentisti, e un odontotecnico bravo?
Forse è un pò più complessa la faccenda.
Nella prossima puntata analizzeremo in dettaglio la “dinamica del sorriso” e come si inserisce la riabilitazione dentale con faccette nel contesto del viso di un paziente.
dr. Massimo Mazza
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