La valutazione “dell’area del sorriso“, è difficile.
Necessita della raccolta di una serie di osservazioni (esame clinico) utili alla soluzione di un problema socio-psicologico-culturale complesso: la richiesta estetica.
La prima cosa da fare, è capire la richiesta del nostro paziente.
Il quale di solito, percepisce dei suoi denti solo il pessimo colore e il disallineamento.
“Il mio sorriso è brutto.”
“Non rido mai”
“Odio farmi fotografare.”
“La mia autostima non esiste, sono depresso“.
Forse devo consultare uno psicologo. Che di denti non capisce niente.
La richiesta è molto chiara. La diagnosi no.
Non basta fare un preventivo!
La diagnosi e la terapia, sebbene parti dello stesso processo, sono due procedure distinte, con scopi differenti.
La diagnosi è il dovere di ogni medico. Capire la storia, la natura e le implicazioni di una malattia di un paziente richiede tempo e dedizione.
Trattandosi di un problema estetico, che coinvolge la percezione di se stessi, è opportuno cercare di approfondire anche la psiche del paziente.
Bisogna ascoltare. Bisogna osservare e analizzare la postura, l’atteggiamento, la mimica facciale, l’espressività. Ascoltare l’anima di una persona. Comprenderne le paure e le insicurezze. La struttura della personalità.
In un aggressivo, dal profilo narcisista, egocentrico, la forma dei denti sarà spigolosa, tendente al triangolare. Il colore dovrà essere molto bianco, più bianco del bianco. Il valore (la luminosità) altissimo. La dimensione appropriata.
In una donna materna, mediterranea, solare, una forma ovale si inserisce molto bene in un contesto di labbra carnose, sensuali.
Nel contempo, avviene l’analisi dei dati oggettivi: esame clinica, radiografie, impronte per modelli in gesso, fotografie, video.
La pianificazione del trattamento,invece, è una procedura complessa, dove convergono l’esperienza, l’intuizione e il buon senso del medico.
Il piano di trattamento è il risultato di un elaborazione complessa. L’enorme mole di dati e informazioni acquisita viene confrontata e integrata dall’esperienza del professionista…se ce l’ha! Altrimenti si va a tentativi. Un disastro. I piani di trattamento non finiscono mai.
Individuare le priorità, articolare le sequenze operative, prevedere le alternative nel caso di complicanze, pre-visualizzare un risultato finale, è arte. Non si può calcolare. Si può solo intuire.
I denti sono l’epicentro dell’area del sorriso.
Cambiare il colore dei denti, quando si può, illumina il viso di una persona. La sbiancatura dei denti – il “bleaching” degli americani – ove possibile (ne parleremo in un articolo a parte), consente di migliorare il croma (colore) e il valore (luminosità) dei denti. Il sorriso diventa luminoso.
Ma deve trattarsi di un paziente che non ha altri problemi…come lui!
Nella maggior parte dei casi, non è così.
Il contorno del viso, la mancanza di proporzione tra i diversi segmenti scheletrici della faccia (fronte, occhi, naso, mascellare superiore, mandibola, mento), un’asimmetria marcata tra le due metà, sono fattori che influenzano i tessuti molli.
Tra questi le labbra.
La “cornice” nella quale sono inseriti i denti. I maggiori responsabili della nostra vita di relazione.
Delle belle labbra che contornano dei bei denti, li valorizzano enormemente.
Ecco il perchè dei trattamenti cosmetici delle labbra: i filler. E le donne, le “rifatte”, si assomigliano tutte: è il modello americano! Labbra e denti standard. Un insulto all’unicità dell’individuo. Alla magia di un sorriso.
Al contrario, un viso proporzionato, con lineamenti armonici, può essere “devastato” da denti brutti come forma, disallineati, con una masticazione compromessa …e un colore penalizzante!
La valutazione estetica del sorriso deve partire dall’analisi dinamica dell’espressività di un viso.
Esiste infatti un sorriso “di posa“, volontario, di convenienza o cortesia. Il sorriso “sociale“. I muscoli mimici della faccia vengono solo in parte reclutati dalla volontà. Con un pò di allenamento, attori e politici, che sono poi la stessa cosa, riescono quasi a sembrare spontanei.
Ma esiste anche il sorriso spontaneo, quello divertito, il più importante: è involontario. In questo caso tutti i muscoli della faccia partecipano. Non solo il muscolo orbicolare del labbro. Anche il muscolo orbicolare dell’occhio. Gli occhi “ridono”, e sono espressione di un emozione autentica dell’anima. Essendo il reclutamento muscolare maggiore (il numero di muscoli e l’entità della loro contrazione) il paziente scoprirà di più i denti.
Il nostro obbiettivo è valutare l’estetica del sorriso nel range di esposizione dentale che intercorre tra la posizione di riposo, quando il paziente parla normalmente (fonema “m”), e quella di massimo reclutamento muscolare, quando sorride spontaneamente.
Vale a dire?
Quant’è la quota di dente (corona clinica) che il paziente lascia intravedere attraverso le labbra, nelle diverse situazioni.
Altrimenti il paziente a lavoro finito, ci dirà:
“belli i denti, ma quando parlo non si vedono!”
“mi sono venute le rughe intorno alle labbra, sembro più vecchia!”
“si vedono troppo, sembro uno squalo.”
La “lista” delle cose da verificare:
Le proporzioni del viso (di fronte)
- un viso ideale è equamente suddiviso in 1/3 (fronte), 1/3 medio (occhi-naso-base del labbro superiore), 1/3 inferiore (denti superiori-inferiori-mento)
- presenza di asimmetrie
- distanza degli occhi
- dimensione del naso: può risultare prominente solo perchè in disarmonia con il mascellare superiore e il mento; oppure ha un grosso gibbo, o la punta è grossa, o è semplicemente in assoluto troppo grande (rinoplastica)
La classe scheletrica (il profilo)
I. classe scheletrica: il profilo scheletrico è in equilibrio con il resto del viso
II. classe scheletrica:
- la mandibola è arretrata o troppo piccola (il naso risulta prominente e i denti superiori si piegano verso il palato);
- il mascellare superiore è troppo sporgente, rispetto ad una mandibola normale;
- oppure è un difetto di entrambi i mascellari
III. classe scheletrica:
- la mandibola è troppo avanzata o troppo grande, i denti in genere tentano di compensare il difetto: superiori in fuori e inferiori in dentro;
- il mascellare è troppo piccolo, la mandibola normale;
- il difetto riguarda entrambi.
Le labbra
- se sono spesse o sottili;
- la lunghezza. La misura del “filtro”, quel pezzettino di labbro che sta sotto la punta del naso, ci da un’idea precisa di quanto il labbro sia responsabile dell’esposizione dentale;
- il colore: bello il colore, bella la cornice dei denti;
- se sono naturali o “immobilizzate” dai filler, botox, etc.
- età: invecchiando il labbro superiore si allunga e impedisce l’esposizione corretta dei denti superiori; viceversa l’inferiore perde in tonicità e si vedono molto di più gli incisivi inferiori!
La gengiva
- la quota di gengiva esposta (normalmente 2-3 mm)
- la qualità delle gengive (se sono rosso-violacee sono malate, quindi gonfie, se le facciamo guarire, cambiano radicalmente aspetto!)
- la festonatura: la forma della cornice gengivale di un dente
I denti
- esposizione verticale degli incisivi (lunghezza)
- inclinazione degli incisivi in senso laterale (piano sagittale)
- armonia del piano occlusale: quando i denti posteriori superiori “cadono verso il basso” da un lato o entrambi, c’è qualcosa che non va!
- riempimento degli spazi laterali della bocca (i corridoi laterali)
- dimensione verticale dei denti: ad esempio quando gli incisivi inferiori scompaiono dietro gli incisivi superiori (morso profondo), oppure quando i denti sono molto usurati e tutta la masticazione si è abbassata col trascorrere degli anni (a volte a causa delle stesse cure del dentista, eseguite male, sui denti posteriori – otturazioni o corone sottodimensionate!)
- posizione reciproca dei denti:
overjet: distanza tra i denti superiori e inferiori (1-2 mm)
overbite: sovrapposizione verticale (1-2 mm)
openbite: morso aperto
- posizione dei denti rispetto alle basi ossee scheletriche: vedi sopra – la classe scheletrica
- posizione reciproca dei denti nelle due arcate: le classi molari e canine di Angle
- presenza di disallineamenti: affollamento dentale.
La forma e il volume di un incisivo
- un dente usurato, sarà più corto del normale
- incisivi otturati malamente, cambiano forma
- un dente “vecchio” avrà perso lo smalto e sarà impossibile da sbiancare…manca il substrato su cui può agire la sostanza chimica sbiancante!
La superficie microscopica di un dente (tessitura superficiale)
- l’incisivo di un 20 enne ha lo smalto spesso e poroso, rifrange la luce molto bene
- lo stesso incisivo a 50 anni, è stato “piallato” dalle ingiurie del tempo e del dentista, che si affanna a lucidarlo, senza capire che così facendo lo rende
sempre più brutto, perchè si abbassa il valore (la luminosità) del dente
Il colore
I colore di un dente è costituito da Tinta, Croma e Valore. E’ una faccenda complessa e molto tecnica. Richiederà un articolo a parte. La costruzione di un colore bello, luminoso, adeguato, è un’arte sofisticata.
La mimica facciale è lo specchio delle nostre emozioni, di cui il sorriso e i denti, rappresentano il punto di partenza e di arrivo.
Quest’articolo rappresenta un tentativo di semplificazione di un argomento molto complesso, che spazia in tante discipline: odontoiatria generale, ortodonzia, chirurgia maxillo-facciale, chirurgia plastica, odontoiatria protesica, odontotecnica
e… psicologia.
Il Paziente, ingenuamente, chiede dei numeri: costi, percentuali di successo, tempi e modalità.
Lui pensa – ma non è colpa sua, lo dicono i giornali, la TV e c’è scritto su internet – che si tratti semplicemente di applicare una serie di nozioni. Se il professionista ha studiato bene, le applichi e il risultato è sicuro.
Non è così semplice.
dr. Massimo Mazza
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